Studi Indocinesi

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sabato 13 luglio 2013

Il leader dell'opposizione Sam Rainsy graziato dal re può tornare a Phnom Penh

Il leader dell'opposizione cambogiana in esilio Sam Rainsy (64 anni) ha ottenuto la grazia da parte del re Norodom Sihamoni, al quale egli aveva indirizzato una domanda formale in questo senso nel giugno scorso. E' stato lo stesso Presidente del Consiglio Hun Sen, alla cui permanenza al potere da ormai 28 anni si oppone il CNRP, il Partito di Salvezza Nazionale Cambogiano capeggiato da Sam Rainsy, ad appoggiarne la richiesta con una lettera al sovrano, "in uno spirito di riconciliazione nazionale e per permettere alle elezioni d'aver luogo secondo principi democratici". Gli Stati Uniti per bocca del loro ambasciatore a Phnom Penh hanno salutato positivamente la notizia, chiedendo inoltre al governo di permettere a Rainsy un ritorno in patria nella sicurezza. 

In esilio dal 2010 in Francia per sfuggire a tre condanne per una pena complessiva di undici anni di carcere, ora Sam Rainsy ha annunciato di voler al più presto fare ritorno in Cambogia al fine di sostenere i suoi attivisti in queste ultime settimane di campagna elettorale. 
Ciononostante egli non potrà essere eletto, dal momento che è stato cancellato dalle liste elettorali e non può dunque presentarsi come candidato, ha affermato Tep Nytha, segretario generale della Commissione elettorale, a meno di un emendamento alla legge in vigore. 
In una campagna elettorale dai toni crescenti, Hun Sen ha evocato il rischio che la Cambogia ripiombi nel caos e nella violenza se l'opposizione dovesse vincere il confronto elettorale, dal momento che Sam Rainsy ha promesso di peseguire alcuni ministri che a suo dire sarebbero implicati nei massacri perpretati dai Khmer Rossi negli anni 1975-1979. 
D'altro canto il numero due del CNRP, Kem Sokha, è al centro di una polemica nata dalla pubblicazione su un sito governativo di una registrazione in cui il politico negherebbe l'esistenza di Tuol Sleng, il centro d'internamento nel quale trovarono la morte, dopo essere stati torturati, circa 15000 cambogiani. La registrazione, abilmente manipolata secondo Sokha, gli è valsa una denuncia per diffamazione e ha dato a Hun Sen il pretesto di promulgare una legge che punisce la negazione dei crimini dei Khmer Rossi. 

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