Infrastrutture: ferrovia Cina-Laos completata per metà, fine lavori nel 2021
Vientiane, 21 mar 04:52 - (Agenzia Nova) - La linea ferroviaria di 414 chilometri che collegherà la capitale della provincia cinese di Yunnan, Kunming, alla capitale laotiana di Vientiane – un progetto dal costo stimato in 7 miliardi di dollari – è stata completa per metà, e dovrebbe divenire operativa nel dicembre 2021, in linea con il calendario ufficiale dei lavoro. Lo ha annunciato il direttore di Lao Railways, generale Somsana Ratsaphong. I treni che viaggeranno sulla linea ferroviaria raggiungeranno una velocità massima di 160 chilometri orari, riducendo il tempo di percorrenza tra le due città da tre giorni a sole tre ore. Il prezzo di un biglietto per l’intera tratta, ha detto Ratsaphong, partirà da 20 dollari.
Il progetto è parte dell’iniziativa cinese della Nuova via della seta, che punta a realizzare una vasta rete di infrastrutture e connessioni estesa dall’Asia a Europa e Africa. L’iniziativa ha raccolto investimenti stimati in 460 miliardi di dollari dalla sua inaugurazione, nel 2013. La linea ferroviaria Kunming-Vientiane dovrebbe unirsi in futuro a un altro progetto finanziato dalla Cina, quello di una nuova ferrovia Thailandese sino a Bangkok, e poi più a sud sino alla Malesia e a Singapore. Il governo cinese si è fatto carico del 70 per cento del costo della ferrovia Kunming-Vientiane, mentre il Laos, la cui economia è quasi interamente agricola, si farà carico del 30 per cento, tramite prestiti contratti con istituzioni finanziarie cinesi. La Cina è il primo investitore straniero del Laos, con 4,5 miliardi di dollari tra il 1989 e il 2016.
Il Laos continua però a scivolare nella cosiddetta “trappola del debito” cinese, mentre prosegue la sua corsa ad affermarsi come “batteria” del Sud-est Asiatico tramite la realizzazione di un gran numero di dighe idroelettriche. L’ultimo e più significativo progetto intrapreso dal paese è quello di Pak Lay, sul fiume Mekong, dal costo di 2,1 miliardi di dollari. I lavori di realizzazione della diga sono stati affidati alla compagnia di Stato cinese Power China Resources, tramite un finanziamento da 1,7 miliardi di dollari della China Export-Import Bank. Altre aziende cinesi, come Sinohydro Corporation e China International Water and Electric Corporation, sussidiaria di China Three Gorges Corporation, sono impegnate a loro volta nell’espansione della presenza cinese nel settore energetico laotino. Ad oggi il Laos avrebbe ricevuto 11 miliardi di dollari in assistenza finanziaria dalla Cina: un importo che nella macro-regione asiatica è secondo soltanto a quello destinato dalla Cina al Pakistan. Questi fondi, caratterizzati dalla Cina come “altri flussi ufficiali” (“Other official flows”) non sono riconosciuti da diversi paesi occidentali come forme di assistenza ufficiale allo sviluppo.
Il Laos, unico paese del Sud-est Asiatico privo di sbocco sul mare e uno dei meno sviluppati nella regione, sconta molteplici priorità di crescita che contribuiscono a gonfiarne il debito. Il primo ministro laotiano, Thongloun Sisoulith, ha dichiarato lo scorso anno che l’indebitamento oltre il livello di guardia è necessario per il paese a crescere e competere economicamente sul piano internazionale, nonostante la crescente preoccupazione espressa dai principali donatori occidentali e dalle istituzioni finanziarie internazionali. “Il Laos, in quando parte dei Paesi meno sviluppati (Ldc, i paesi con un reddito nazionale pro-capite inferiore a 1,025 dollari), ha certamente bisogno di finanziamenti per sostenere il proprio sviluppo”, ha detto il premier a margine della conferenza Future of Asia a Tokyo.
Stando al Fondo monetario internazionale (Fmi), il rapporto debito-pil del Laos ha superato il 60 per cento nel 2017, e raggiungerà il 65,9 per cento l’anno prossimo. L’Fmi avverte che il peso del debito estero è passato da “moderato” a “elevato”, e continua a salire nonostante negli ultimi anni l’economia sia cresciuta al ritmo del 7 per cento annuo. A causare questo aumento dell’indebitamento sono i finanziamenti contratti con la Cina per una serie di progetti infrastrutturali come lo sviluppo dell’idroelettrico sul fiume Mekong e la linea ferroviaria ad alta velocità, la cui realizzazione è iniziata nel 2016 nel contesto della nuova Via della seta. Il premier Sisoulith, però, ha dichiarato a “Nikkei” che il paese “ha bisogno di contrarre debiti”, ed ha sollevato dubbi in merito all’attendibilità dei dati relativi al debito pubblicati dalle organizzazioni internazionali. “Credo abbiano differenti modalità di calcolo”, ha detto il premier.
Il primo ministro del Laos ha annunciato a marzo dello scorso anno che il paese adotterà d’ora in poi una politica delle “tre aperture”, cui il premier ha fatto riferimento la prima volta il mese scorso, durante una conferenza sull’informazione, la cultura e il turismo a Vientiane. Il premier ha esortato tutti i ministeri e le agenzie statali a varare politiche tese a d aprire “le porte, la mente e le barriere” come opportunità per dare una svolta allo sviluppo del paese. Nelle intenzioni di Sisoulith, settimo premier del Laos in carica dal 2016, queste direttrici segnano la nuova linea politica ed ideologica del Partito rivoluzionario del Popolo Lao, il partito comunista laotiano al potere in quel paese dal 1975. Si tratta, come sottolineato dagli analisti di quel paese, di una rielaborazione delle politiche di apertura e riforma orientata al mercato intrapresa dal partito sin dal 1986.
Tali politiche vennero introdotte per superare i modelli di produzione agricola e industriale collettivista di quel paese, e adottare nuovi modelli di proprietà. Le lezioni apprese dalle nazioni sviluppate hanno convinto già da decenni la leadership del Laos che la diversificazione dei modelli di proprietà è la via maestra per accelerare lo sviluppo economico ed abbandonare il gruppo dei paesi meno sviluppati entro il 2020. Sfortunatamente, negli anni la concretizzazione di questo obiettivo politico e l’apertura economica e sociale del paese sono proseguiti a rilento. Il paese ha conseguito una crescita economica sostenuta, ma non è riuscito a dotarsi di una base economica diversificata, e ad oggi dipende ancora in maniera eccessiva dalle materie prime.
In assenza di progressi verso una economia maggiormente dipendente dalle conoscenze e dal know-how, ha avvertito il premier Sisoulith, il paese si esporrà a rischi di collasso economico e finanziario. Per rimediare alla situazione, sin dal 2011 il Partito rivoluzionario del Popolo Lao ha adottato quattro approcci tesi ad accelerare lo sviluppo; il primo di questi approcci prescriveva una rivoluzione nell’approccio e nella mentalità dei funzionari di governo, tramite la rimozione di “vecchi stereotipi, della compiacenza e dell’estremismo”: nel concreto, ciò significava adottare modelli di sviluppo in base alla loro rispondenza all’evidenza empirica e alle reali necessità del paese, più che alla loro aderenza teorica alla dottrina comunista. Il governo si è dato anche come obiettivi lo sviluppo delle risorse umane e la modernizzazione dei processi amministrativi e gestionali. (Fim)
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