Studi Indocinesi

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giovedì 11 ottobre 2018

Cresce il ruolo di Papa Francesco in Asia

Cresce il ruolo di Papa Francesco in Asia


di Pierpaolo Albricci il Sussidiario.net

Se è vero che è già accaduto che pontefici abbiano visitato paesi governati da regimi dittatoriali (pensiamo al Cile di Pinochet o alla Polonia di Jaruzelski) è anche vero che è difficile immaginare un papa in visita in Corea del Nord, nazione dove i lager che rinchiudono e uccidono anche i cristiani sono una realtà di massa. «Papa Francesco è un papa talmente straordinario e imprevedibile che potrebbe sorprenderci anche con questa cosa, ma è altrettanto vero che i cinesi non accetterebbero mai che il papa visiti prima la Corea del Nord e dopo la Cina, paese che invece Bergoglio ha detto più volte di voler visitare» ci dice il celebre sinologo Francesco Sisci.
Domanda. Moon Jae-in, il presidente della Corea del Sud si recherà a giorni in Vaticano con un invito personale di Kim Jong-un a visitare la Corea del nord. Che significato ha questo invito così sorprendente? Una mossa puramente propagandistica?
Risposta. Credo che sia un'operazione di immagine, in ogni caso è una operazione per avere una buona immagine. Ricordiamo che anche il padre di Kim Jong-un invitò il papa in circostanze analoghe e ugualmente estemporanee.
D. Un invito del genere non corre il rischio di essere un bastone fra le ruote al dialogo in atto tra Vaticano e Cina?
R. Esattamente. Questo invito arriva come un'entrata a gamba tesa nella delicata questione tra Cina e Vaticano che hanno appena siglato un accordo. Sappiamo che il papa vorrebbe andare in Cina e l'anno prossimo andrà in Giappone. Questo invito è comunque una testimonianza importante di due cose.
D. Quali?
R. La prima che il Vaticano è ormai una presenza diplomatica forte in Asia, in qualche modo tutti i paesi cercano di tirarlo dalla propria parte, una cosa estremamente positiva. La seconda è che l'accordo tra Pechino e Santa Sede sta scuotendo tanti equilibri, è una lenta onda sismica che muove perfino Pyongyang.
D. Potrebbe mai il papa andare in un paese dove i cristiani e tanta gente muore rinchiusa in lager sanguinari?
R. Non sono nella testa del papa e soprattutto di questo papa che è così sorprendente. Del resto non dimentichiamo che Kim Jong-un ha incontrato Donald Trump e che Mike Pompeo è andato ad Hanoi. Se ci andasse anche il papa non sarebbe una cosa così folle. Non credo però che i cinesi sarebbe felici se Francesco andasse in Corea e non in Cina. Non sappiamo nemmeno quando le condizioni per un viaggio in Cina saranno possibili.
D. Importante è comunque anche la visita di Moon in Vaticano. Di cosa parlerà con il papa?
R. Da quanto si sa, anche se il Vaticano ufficialmente non ha avuto una parte palese nei negoziati con le due Coree ha comunque seguito con grande attenzione quello che accadeva. Questa è la testimonianza che il presidente offre alla Santa Sede per il suo ruolo positivo nello sciogliere i tanti problemi coreani.
D. Tra le due Coree, la Cina e l'occidente pare di assistere a un'accelerazione politica complessiva: chi la controlla? E con quali esiti?
R. Non credo davvero ci sia una cabina di regia, però quello che si sta creando è un circuito a volte virtuoso a volte vizioso di rapporti interconnessi sia tra Cina e Europa, sia con l'America che è la grande protagonista.
A volte virtuosi, come la questione nordcoreana, a volte difficili, come nel Mar Cinese meridionale dove a novembre ci saranno le manovre americane. Sarà un momento molto delicato di tutta la partita che si sta giocando, una partita in perenne movimento.

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