Studi Indocinesi

Studi Indocinesi
Visualizzazione post con etichetta Hanoi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Hanoi. Mostra tutti i post

giovedì 11 ottobre 2018

Hanoi. Tutto il potere nelle mani di Nguyen Phu Trong.

Il Vietnam segue le orme della Cina, il leader del partito diventa presidente

di Maicol Mercuriali - Italia Oggi del 5 ottobre 2018.

Nguyen Phu Trong: tutto il potere è concentrato nelle sue mani. L'ala conservatrice del partito comunista del Vietnam continuerà a tenere in pugno il paese asiatico. Anzi, con una concentrazione di poteri che non si vedeva dai tempi di Ho Chi Minh, il predominio di questa linea politica è oggi ancor più evidente. Il segretario generale del partito, Nguyen Phu Trong, è stato designato dal comitato centrale come candidato unico per la presidenza. Manca solo l'approvazione dell'assemblea nazionale affinché Trong diventi il nuovo capo dello Stato dopo l'improvvisa morte di Tran Dai Quang. La leadership del Vietnam viene così incarnata in una nuova figura, quella del segretario-presidente, praticamente quello che succede nella Cina di Xi Jinping. Trong, 74 anni, è membro del partito comunista dal 1967 e dai primi impegni nelle pubblicazioni del Pcv ha scalato varie posizioni fino a diventare il numero uno del regime. Dal 2011 ricopre la carica di segretario ed è stato il primo leader del partito comunista del Vietnam ad andare negli Stati Uniti, quando nel 2015 è stato ricevuto alla Casa Bianca dall'ex presidente Usa Barack Obama. Non è chiaro se l'ascesa alla presidenza di Trong sarà una mossa temporanea o se saranno apportate le modifiche costituzionali necessarie per unire in modo permanente i due uffici. Il prossimo congresso del partito affronterà il tema. Il nuovo presidente del Vietnam si è fatto conoscere per la sua lotta alla corruzione: un'azione che, come ricorda l'Agenzia France Presse, ha portato dietro le sbarre dozzine di ex politici, banchieri, funzionari e dirigenti comunisti. Una pulizia, fuori e dentro al partito, che come sottolineano gli osservatori ha anche portato all'eliminazione di potenziali oppositori tra le file dei riformisti. Come capo di stato, Trong, oltre alle prerogative di segretario di partito, sarà il principale rappresentante del paese per gli affari interni ed esteri, sarà comandante in capo dell'esercito, avrà il diritto di nominare o destituire i ministri e potere di indirizzo sull'assemblea nazionale. «Trong sarà l'uomo più potente nella storia del Vietnam dopo Ho Chi Minh e Le Duan», ha spiegato all'Afp l'esperto di politica vietnamita Tran Vu Hai. «Con un tale potere può fare ciò che vuole». Rimane deluso chi si aspettava la nomina di una donna a nuovo presidente del Vietnam, dopo che la carica ad interim era stata affidata alla vicepresidente Dan Thi Ngoc Thinh, prima donna nella storia del paese ad assumere questo ruolo.

Cresce il ruolo di Papa Francesco in Asia

Cresce il ruolo di Papa Francesco in Asia


di Pierpaolo Albricci il Sussidiario.net

Se è vero che è già accaduto che pontefici abbiano visitato paesi governati da regimi dittatoriali (pensiamo al Cile di Pinochet o alla Polonia di Jaruzelski) è anche vero che è difficile immaginare un papa in visita in Corea del Nord, nazione dove i lager che rinchiudono e uccidono anche i cristiani sono una realtà di massa. «Papa Francesco è un papa talmente straordinario e imprevedibile che potrebbe sorprenderci anche con questa cosa, ma è altrettanto vero che i cinesi non accetterebbero mai che il papa visiti prima la Corea del Nord e dopo la Cina, paese che invece Bergoglio ha detto più volte di voler visitare» ci dice il celebre sinologo Francesco Sisci.
Domanda. Moon Jae-in, il presidente della Corea del Sud si recherà a giorni in Vaticano con un invito personale di Kim Jong-un a visitare la Corea del nord. Che significato ha questo invito così sorprendente? Una mossa puramente propagandistica?
Risposta. Credo che sia un'operazione di immagine, in ogni caso è una operazione per avere una buona immagine. Ricordiamo che anche il padre di Kim Jong-un invitò il papa in circostanze analoghe e ugualmente estemporanee.
D. Un invito del genere non corre il rischio di essere un bastone fra le ruote al dialogo in atto tra Vaticano e Cina?
R. Esattamente. Questo invito arriva come un'entrata a gamba tesa nella delicata questione tra Cina e Vaticano che hanno appena siglato un accordo. Sappiamo che il papa vorrebbe andare in Cina e l'anno prossimo andrà in Giappone. Questo invito è comunque una testimonianza importante di due cose.
D. Quali?
R. La prima che il Vaticano è ormai una presenza diplomatica forte in Asia, in qualche modo tutti i paesi cercano di tirarlo dalla propria parte, una cosa estremamente positiva. La seconda è che l'accordo tra Pechino e Santa Sede sta scuotendo tanti equilibri, è una lenta onda sismica che muove perfino Pyongyang.
D. Potrebbe mai il papa andare in un paese dove i cristiani e tanta gente muore rinchiusa in lager sanguinari?
R. Non sono nella testa del papa e soprattutto di questo papa che è così sorprendente. Del resto non dimentichiamo che Kim Jong-un ha incontrato Donald Trump e che Mike Pompeo è andato ad Hanoi. Se ci andasse anche il papa non sarebbe una cosa così folle. Non credo però che i cinesi sarebbe felici se Francesco andasse in Corea e non in Cina. Non sappiamo nemmeno quando le condizioni per un viaggio in Cina saranno possibili.
D. Importante è comunque anche la visita di Moon in Vaticano. Di cosa parlerà con il papa?
R. Da quanto si sa, anche se il Vaticano ufficialmente non ha avuto una parte palese nei negoziati con le due Coree ha comunque seguito con grande attenzione quello che accadeva. Questa è la testimonianza che il presidente offre alla Santa Sede per il suo ruolo positivo nello sciogliere i tanti problemi coreani.
D. Tra le due Coree, la Cina e l'occidente pare di assistere a un'accelerazione politica complessiva: chi la controlla? E con quali esiti?
R. Non credo davvero ci sia una cabina di regia, però quello che si sta creando è un circuito a volte virtuoso a volte vizioso di rapporti interconnessi sia tra Cina e Europa, sia con l'America che è la grande protagonista.
A volte virtuosi, come la questione nordcoreana, a volte difficili, come nel Mar Cinese meridionale dove a novembre ci saranno le manovre americane. Sarà un momento molto delicato di tutta la partita che si sta giocando, una partita in perenne movimento.

giovedì 8 febbraio 2018

Buddhisti non allineati. A processo una famiglia Hoa Hao

VIETNAM - A processo una famiglia buddhista Hoa Hao. Si era riunita per pregare.

Osservavano l'anniversario della morte di un amico. La polizia ha fermato i componenti della setta ed ha confiscato motociclette e documenti di registrazione. L’arresto avvenuto dopo due mesi per mano di funzionari e civili non identificati. Hanoi (AsiaNews/Rfa) – Si svolgerà domani presso il tribunale distrettuale di An Phu, nella provincia sudoccidentale di An Giang, il processo dei quattro membri di una famiglia appartenente alla setta buddista Hoa Hao, non riconosciuta dal governo. L’accusa è quella di “aver disturbato l’ordine pubblico” durante un duro confronto con le autorità, avvenuto l’anno scorso nella loro casa. Bui Van Trung, il figlio Bui Van Tham, la figlia Bui Bich Tuyen e la moglie Le Thi Hen sono stati anche accusati di “aver ostacolato gli agenti in servizio” nell'incidente del 19 aprile 2017, che ha visto la polizia picchiare i fedeli che si erano riuniti nell’abitazione per pregare. Il giorno precedente, la polizia stradale, accompagnata da uomini non identificati in abiti civili, aveva fermato i buddisti Hoa Hao che si recavano a casa della famiglia Bui per osservare l'anniversario della morte di un amico ed ha confiscato le loro motociclette e i documenti di registrazione. “Alcune persone sono andate ad incontrare le autorità per riprendersi le proprie moto e sono state attaccate e picchiate da teppisti accorsi sul posto”, racconta Bui Bich Tuyen. Due mesi dopo, il 26 giugno 2017, Trung e suo figlio Bui Van Tham sono stati arrestati da funzionari della sicurezza e civili non identificati mentre tornavano da una visita in un comune vicino, prosegue la giovane. “Sulla via del ritorno, centinaia di persone li hanno assaliti e portati via senza mostrare un mandato per il loro arresto”, afferma. “Più tardi, mia madre Li Thi Hen ed io siamo stati convocate dalla polizia locale. Quando sono arrivata mi hanno consegnato un ordine governativo contenente l'accusa. Mia madre era malata, così le hanno portato il suo a casa”. Bui Van Trung e Nguyen Hoang Nam sono ora detenuti nel centro di detenzione del distretto di An Phu, mentre Tuyen e sua madre Le Thi Hen sono libere in attesa del processo. I buddisti Hoa Hao nella provincia di An Giang non obbediscono al Comitato della Chiesa Hoa Hao, approvato dal governo di Hanoi. La setta ha circa due milioni di seguaci in tutto il Paese, ma le autorità impongono severi controlli sui gruppi dissidenti che non seguono il ramo ufficiale. I gruppi per i diritti umani sostengono che le autorità di An Giang sono solite perseguitare i seguaci dei gruppi non approvati, proibendo la lettura pubblica degli scritti del fondatore della setta e scoraggiando i fedeli adoratori dal visitare le pagode.
(08/02/2018 Asia News)

mercoledì 17 gennaio 2018

Nghệ An, condanna per l’attivista cattolico Nguyen Van Oai

Nghệ An, confermata la condanna per l’attivista cattolico Nguyen Van Oai

Egli è membro del movimento democratico fuorilegge Viet Tan e cofondatore dell'Associazione degli ex prigionieri di coscienza. Faceva parte di un gruppo di 14 giovani cattolici e protestanti arrestati dal regime nel 2011. Lo scorso gennaio è stato aggredito e arrestato con l’accusa di aver violato i termini della condanna.

Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Un tribunale della provincia centro-settentrionale di Nghệ An conferma la pena detentiva per il blogger cattolico Nguyen Van Oai (foto), respingendo il suo appello e riportandolo in prigione. Lo scorso 18 settembre, il tribunale del popolo di Hoàng Mai ha condannato l’attivista ed ex prigioniero politico a cinque anni di carcere e quattro di arresti domiciliari per “resistenza a pubblico ufficiale” e “violazione della libertà vigilata”. Il 19 gennaio 2017, poliziotti in borghese avevano aggredito e arrestato l’attivista, per poi accusarlo di aver resistito e violato i termini dell’obbligo di residenza, disposto nel 2015 dopo aver scontato una precedente condanna per attività pro-democrazia.

Nguyen Van Oai, 36 anni, è membro del movimento democratico fuorilegge Viet Tan e cofondatore dell'Associazione degli ex prigionieri di coscienza cattolici. Egli faceva parte di un gruppo di 14 giovani cattolici e protestanti arrestati dal regime nel 2011 durante una serie di raid contro attivisti pro-diritti umani legati a gruppi ed organizzazioni religiose, movimenti ambientalisti e patrioti anti-cinesi. Assieme al famoso blogger cattolico Paulus Le Van Son, nel 2013 l’attivista è stato condannato a una pena di quattro anni di prigione e di altri quattro di libertà vigilata, per aver cercato di “rovesciare il governo legittimo”.

Nonostante la condanna, egli ha continuato a svolgere attività per la tutela dei diritti umani, denunciando le ingiustizie delle autorità locali e guidando le proteste contro i pesanti abusi nella riscossione delle imposte ed i conseguenti indebitamenti della popolazione. Inoltre, l’attivista ha sostenuto i cittadini delle province centrali del Vietnam a lottare per il risarcimento dei danni causati dalla Formosa Steel Company, compagnia responsabile del più grave disastro ecologico della storia del Paese.

Fonti locali riferiscono che poliziotti in borghese e teppisti hanno aggredito i sostenitori di Oai fuori dal tribunale, strappando loro di mano i telefoni ed alcuni striscioni che chiedevano il suo rilascio. (Asia News 17 gennaio 2018)

lunedì 11 settembre 2017

Un viaggio in Vietnam di tanti anni fa: una visita a Mỹ Sơn nel dicembre 1994

Fra gli ultimi giorni del dicembre 1994 e la prima metà del gennaio 1995 mi sono recato per la prima volta in Vietnam. Partii, in qualità di "accompagnatore culturale", con un gruppo di viaggiatori italiani riuniti dall'Associazione "Viaggi di Cultura" di Bologna, animata da quella figura di intellettuale curioso, esperto di storia della Cina e dell'Asia orientale e manager intraprendente che è Stefano Cammelli.


© Fabio Tosi 1994

Arrivati a Saigon, risalimmo il Paese con un piccolo pullman fino ad Hanoi: dopo alcuni giorni il gruppo di viaggiatori italiani ripartì mentre io mi fermai ancora una decina di giorni nella capitale vietnamita. Ma questa è un'altra storia che racconterò in un altro post.


Il viaggio fu compiuto con un pulmino lungo la Route Nationale 1A o Quốc lộ 1A, la grande arteria che collega tutto il Paese dalla frontiera con la Cina (provincia di Lang Son) a Nord fino all'estremo Sud, nella provincia di Ca Mau.


Circa a metà strada, nel Vietnam centrale, dopo aver visitato Huế, l'antica capitale dell'impero Nguyen, raggiungemmo in motocicletta il complesso monumentale di Mỹ Sơn, nella provincia di Quang Nam, capitale del regno Champa dal IV al XIII secolo e caratterizzato da numerose "torri-santuario" in laterizio immerse nel verde della foresta tropicale. Il regno Champa era esteso sulle regioni costiere del Vietnam cento-meridionale. La cultura religiosa e spirituale dei Cham aveva le sue radici nell'induismo. 



© Fabio Tosi 1994
Mỹ Sơn è stato riconosciuto dall'Unesco "patrimonio dell'umanità" nel 1999. All'epoca a cui risalgono queste mie foto (dicembre 1994) il luogo era ancora di difficile accesso e scarsamente visitato da pochi turisti e viaggiatori. 

Qui di seguito la scheda presente nel sito ufficiale dell'Unesco, con ricca documentazione sul sito: 


http://whc.unesco.org/fr/list/949/


(http://whc.unesco.org/en/list/949/)





© Fabio Tosi 1994
© Fabio Tosi 1994



© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


© Fabio Tosi 1994


sabato 21 novembre 2015

Il 20 ottobre ricorre la Giornata della Donna Vietnamita: 15 fotografie per celebrarla

Il 20 ottobre ricorre la Giornata della Donna Vietnamita:15 fotografie per celebrarla

Today marks the 85th Vietnamese Women's Day. A nationally observed holiday since 1930, October 20 commemorates the day upon which the country's Women's Union was officially established and recognized by the Communist Party of Vietnam. 
Take a look at any chapter in Vietnam's history and women play a crucial role in the country's story, from Hai Ba Trung to Nguyen Thi Minh Khai to Vo Thi Sau.
Today, Vietnamese women continue to hold a significant place in local society and are often the ones who make the country's many small, family-owned businesses run.
Below is a collection photos celebrating the women of Vietnam.













Da: http://saigoneer.com/saigon-culture/5506-photos-15-old-photos-to-celebrate-vietnamese-women-s-day

martedì 16 giugno 2015

Militari cinesi attaccano pescherecci di Hanoi. Completate le basi di Pechino nel mar Cinese meridionale (Asia News)

VIETNAM - CINA
Militari cinesi attaccano pescherecci di Hanoi. Completate le basi di Pechino nel mar Cinese meridionale
A pochi giorni da un bilaterale Cina-Vietnam, navi militari di Pechino hanno attaccato con cannoni d’acqua e rapinato due pescherecci di Hanoi nelle isole Paracel. Due pescatori sono rimasti feriti. Il Ministro degli esteri cinese avverte che i lavori nelle isole contese “saranno conclusi a giorni”. 


Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Navi militari di Pechino sono tornate ad attaccare pescherecci provenienti dal Vietnam nei pressi delle isole Paracel, arcipelago conteso da entrambe le nazioni. Il 7 giugno scorso un’imbarcazione vietnamita è stata bersaglio di cannonate d’acqua da parte imbarcazioni cinesi. Negli scontri, due pescatori sono rimasti feriti. Bui Tan Doan, che ha riportato la frattura di una gamba, racconta all’agenzia Thanh Nien che il getto dei cannoni d’acqua è durato per due ore, inondando il peschereccio che ha rischiato di affondare.
Il 10 giugno si è verificato un secondo episodio, nel quale il capitano Nguyen Van Phu e dieci marinai sono stati rapinati da uomini della marina di Pechino. Quattro imbarcazioni cinesi hanno circondato il peschereccio, poi una dozzina di militari sono saliti a bordo iniziando a danneggiare la barca, distruggendo i walkie-talkie e le componenti elettroniche. Secondo un pescatore, “[i cinesi] ci hanno costretto a trasportare sulle loro navi tutto il pescato, che pesava circa 6 tonnellate”.
Non è la prima volta che la marina cinese tenta di scoraggiare pescatori stranieri nelle acque contese. Lo scorso aprile simili attacchi si sono verificati a danno di marinai filippini. Da tempo Hanoi e Manila contrastano con crescente vigore "l’imperialismo" di Pechino nei mari meridionale e orientale. Il governo cinese rivendica una fetta consistente di oceano, che comprende le Spratly e le Paracel, isole contese da anche da Taiwan, Filippine, Brunei e Malaysia. Le isole Paracel sono state occupate per intero dai cinesi nel 1974, quando hanno allontanato le truppe rimanenti del sud Vietnam.
Gli attacchi hanno innalzato la tensione proprio a ridosso del bilaterale Cina-Vietnam che si terrà dal 17 al 19 giugno. Il vice Primo ministro vietnamita Pham Binh Minh e il Ministro degli esteri voleranno a Pechino per l’ottavo incontro della Commissione per la guida alla cooperazione bilaterale tra i due Paesi. Nell’ultimo summit, ad ottobre 2014, i due governi si erano impegnati a “controllare e gestire le loro divergenze marittime”.
Intanto oggi, il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha dichiarato che le infrastrutture che Pechino sta costruendo da mesi nelle acque contese, “nei prossimi giorni” saranno concluse. Secondo Wang, le basi costruite saranno utili per le ricerche e i soccorsi marittimi, la protezione ambientale e gli studi scientifici. Il capo del dicastero ha ribadito che le azioni di Pechino sono legali, giustificate e entro i propositi della sovranità cinese nell’area.

Il timore degli Stati del sud-est asiatico e degli Stati Uniti è che le isole artificiali cinesi possano essere utilizzate per scopi militari e per imporre il controllo di Pechino sulla navigazione nel Mar Cinese meridionale, area ricchissima di petrolio e gas naturale, con un volume di affari annuo superiore ai 5mila miliardi di dollari.

martedì 9 luglio 2013

La Cambogia si prepara alle elezioni del 28 luglio 2013

Il prossimo 28 luglio si terranno in Cambogia le elezioni legislative, che dovranno rinnovare l'Assemblea Nazionale, i cui membri avranno il compito di nominare il nuovo Presidente del Consiglio. Il Regno di Cambogia è una monarchia costituzionale: sul trono siede dal 7 ottobre 2004 Norodom Sihamoni, succeduto dopo la sua abdicazione al padre Norodom Sihanouk, scomparso il 15 ottobre 2012 a Pechino. Il Presidente del Consiglio è Hun Sen, al potere quasi ininterrottamente da ventotto anni. La sua formazione politica, il Partito del Popolo Cambogiano (PPC), controlla attualmente 90 dei 123 seggi del Parlamento.
S.M. Norodom Sihamoni
Sette partiti gli contendono il potere. Due sono di maggior rilievo sul piano politico nazionale: il primo è il Partito di Salvezza Nazionale Cambogiano (CNRP) alla cui testa è Sam Rainsy, esule volontario in Francia e sotto minaccia d'arresto nel caso facesse rientro in patria. Il secondo è il Fronte Unito Nazionale per una Cambogia Indipendente, Neutrale, Pacifica e Cooperativa (FUNCINPEC), il Partito monarchico guidato dalla principessa Norodom Arun Rasmey. Gli altri cinque partiti sono politicamente minoritari e poco conosciuti. Essi sono: la Lega per il Partito della Democrazia (LPD), diretto dal vecchio deputato d'opposizione Khem Veasna; il Partito della Nazionalità Cambogiana (PND), guidato da Seng Sokheng; il Partito Democratico per la Repubblica (RPD), diretto da Sokroth Sovan Panhchakseila; il Partito Khmer contro la Povertà, alla cui testa è Daran Kravanh, e il Partito per lo Sviluppo Economico (KPDE) guidato da Huon Chamroeun.
Il potere è nelle mani di Hun Sen e del PPC dal 1985. Ex-khmer rosso, Hun Sen fuggì nel 1977 in Vietnam per sottrarsi alle purghe che in seno ai Khmer Rossi colpivano chiunque fosse anche solamente sospettato di tradimento o di spionaggio. Hun Sen ricopre la carica di Primo Ministro da ormai ventotto anni. Hun Sen è accusato di controllare tutte le leve del potere cambogiano, anche attraverso un'abile strategia "matrimoniale": i suoi figli e le sue figlie si sono sposati con altrettanti figli dei personaggi più influenti del Paese, i quali a loro volta controllano o sono alla testa dei centri nevralgici del potere, fra i quali la televisione di Stato, i ministeri più importanti, l'esercito. Le principali catene televisive diffondono continuamente i suoi discorsi. Sono stati inoltre denunciati numerosi arresti e sparizioni di oppositori politici e di giornalisti.
Primo Ministro Hun Sen
Non mancano accuse di nepotismo: un figlio di Hun Sen, Hun Many, è stato scelto come candidato alle prossime elezioni, afferma The Cambodia Daily, come altri figli di dignitari del regime figurano nelle liste del PPC, fra i quali Dy Vichea, figlio dell'ex-capo della polizia e genero di Hun Sen. Anche il figlio del ministro dell'Interno e quello del vice-Primo Ministro sono fra i candidati. Per quanto riguarda il principale partito d'opposizione, il Partito di Salvezza Nazionale Cambogiano (CNRP), va sottolineato come si tratti di un'alleanza elettorale nata dalla fusione del Sam Rainsy Party e il Partito dei Diritti Umani (HRP). Il leader del partito, Sam Rainsy, è in esilio in Francia dal 2010, dopo essere stato condannato nel 2009 a dodici anni di prigione in seguito a proteste sul confine fra Cambogia e Vietnam ed essere scampato per poco ad un attentato. Le sue critiche alla gestione del potere da parte di Hun Sen - accusato di corruzione, abuso di potere, frodi elettorali e svendita della terra patria ai privati - hanno fatto del CNRP la prima formazione politica che seriamente contesta il governo in carica ed il partito che lo sostiene.
Il leader del CNRP Sam Rainsy
Sabato scorso, 6 luglio 2013, Sam Rainsy ha diffuso un video nel quale ha dichiarato la sua volontà di tornare in Cambogia al fine di partecipare alle elezioni: "Sono molto contento d'informare il popolo cambogiano - ha affermato - che farò ritorno in Cambogia prima dello scrutinio di domenica 28 luglio 2013. Tutto quello che io faccio, è difendere il territorio e proteggere gli interessi nazionali. Io oso sacrificare la mia vita per la nazione". Il leader dell'opposizione rischia d'essere arrestato una volta messo piede a Phnom Penh e posto in prigione.

http://lejournalducambodge.blogspot.it/2013/07/retour-annonce-de-sam-rainsy-au-cambodge.html
http://www.cambodiadaily.com/elections/sam-rainsy-promises-return-before-election-33769/
http://farfalleetrincee.wordpress.com/2013/06/26/le-elezioni-cambogiane-e-lo-spettro-di-pol-pot/#more-718
http://terresottovento.altervista.org/?brevinotizie=cambogia-clima-infuocato-per-le-prossime-elezioni-di-luglio
http://www.bangkokpost.com/news/asia/346086/hun-sen-civil-war-if-opposition-wins